VENEZIA DECIDE SUL DIVORZIO

VENEZIA - A Venezia, in una città invasa dalle maschere per la prima domenica di carnevale, domani si voterà: veneziani e mestrini dovranno pronunciarsi se mantenere o meno un' unica amministrazione comunale. Per la terza volta nel giro di 14 anni gli autonomisti propongono un divorzio fra il centro storico e la terraferma, con l' idea oggi di dare vita a tre diversi comuni: Venezia, che manterrebbe la città d' acqua, le isole ed un piccolo lembo di gronda lagunare compreso l' aeroporto (poco meno di 110 mila abitanti); Mestre, con Marghera e tutti i quartieri della terraferma (circa 200 mila residenti); Cavallino-Treporti, propaggine di terra fra laguna e mare aperto che costituisce il più grande polo europeo del turismo all' aria aperta (12 mila persone, che diventano centinaia di migliaia in estate grazie ai campeggi). E' stata una campagna elettorale al vetriolo e anche nell' ultimo giorno polemiche e tensioni non sono mancate, a crearle il sondaggio della Swg di Trieste per la Rai che dà al 51 la percentuale di elettori contrari alla separazione: i sondaggi precedenti, invece, affermavano il contrario. Vivaci sono state le reazioni dei fautori del sì: l' avvocato veneziano Mario D' Elia ha parlato del sondaggio come di "un atto terroristico, una bomba, una granata", mentre l' altro leader separarista, l' avvocato mestrino Piero Bergamo ha ammonito: "Lo vedremo lunedì chi ha ragione, questo è un modo per sabotare i sì". Nel primo referendum, quello del 1979, i no alla separazione si erano imposti nettamente, nel 1989 al secondo avevano prevalso di misura, questa volta la situazione sembra più che mai incerta ed il netto vantaggio dei sì di qualche settimana fa negli ultimi sondaggi si è eroso. Per il sì sono decisamente schierati Lega, Msi e altre formazioni autonomiste. Per il no tutto il polo progressista, Pattisti e Ppi. Contro la separazione Cgil, Cisl e Uil, a favore artigiani e commercianti. Anche gli opinion leaders della città sono divisi: c' è chi, come il ristoratore Arrigo Cipriani, denuncia i rischi di una "sindrome Jugoslavia" nella separazione e chi, come lo storico Alvise Zorzi, afferma invece che è ormai tempo di riconoscere anche amministrativamente la profonda diversità della città d' acqua da quella di terraferma. Schierati per il comune unico sono i rettori dell' Università e dell' Istituto di Architettura, mentre per la separazione si è pronunciato il direttivo nazionale di "Italia Nostra". Massimo Cacciari, sindaco da due mesi, è per il no ed auspica piuttosto che si vada in tempi rapidi verso la creazione di una città metropolitana. La separazione - dice - ridurrebbe drasticamente anche i contributi dello Stato e sarebbe soprattutto la città di terraferma ad esserne penalizzata. I divorzisti replicano parlando di terrorismo psicologico e gioco scorretto. Lunedì mattina alle 7 comincerà lo spoglio dei voti e sarà poi la Regione a decidere il futuro del comune di Venezia sulla base dell' esito del referendum. - di GIORGIO CECCHETTI

 

Repubblica — 05 febbraio 1994   pagina 11